Nel 1974 Robert M, Pirsig pubblicò Lo
Zen e l'Arte della Manutenzione della Motocicletta, indagine sul valore (ZMM),
documentario di un vagabondo, dubbioso manuale spirituale, che esercitò
grande fascino e vendette oltre tre milioni di copie. Ebbe un influsso
positivo, nonostante il suo messaggio filosofico fosse soporifero, tanto che
nessuno di coloro che lo lessero negli anni settanta (secondo la mia modesta
esperienza) sembra riuscire a ricordare cosa abbia imparato da quel libro.
In Lila come in ZMM, Pirsig è il suo stesso eroe. E' Fedro, un girandolone
dall'aspetto trasandato, introverso, modesto, molto onesto e pieno di
difetti. Come in ZMM, viaggia e pensa, dopo aver dato via la sua
motocicletta in cambio di una piccola barca a vela. Naviga dai Grandi Laghi
alla Florida, attraverso i canali dello stato di New York ed il fiume
Hudson. Osserva il mondo e mette alla prova la sua filosofia, la sua
"Metafisica della Qualità". Ad un certo punto incontra Lila, una
sbandata. Si ubriacano e progettano di andare insieme in Florida, nonostante
nutrano l'uno per l'altra molti reciproci sospetti. Ma a New York lei
finisce vittima di una crollo mentale (trova una bambola che galleggia sul
fiume e la scambia per il suo bambino, morto da anni) e Fedro la lascia ad
un amico.
LILA (il libro) ha un inizio concitato,
con grande ansietà stilistica, ma dopo poche pagine scende al livello della
studiata, semplice narrativa di ZMM: piatte e metodiche descrizioni di
lavoretti in barca, scenari fluviali, frammenti di vita con Lila. Il tutto
infarcito di pesanti ruminazioni storiche e antropologico-filosofiche che
stanno fra il senza valore ed il plausibile, ma sempre rigorosamente non
originali. In questo modo Pirsig insegue l'oscura domanda che aveva già
affrontato in ZMM. Cosa è la Qualità? Lila, con la sua vita disgraziata,
ha Qualità? Purtroppo ha ben poco da aggiungere al suo primo libro, tranne
un po' di inutile tassonomia.
Il suo problema inizia con la sua polemica. Se la prende con qualcosa che
chiama "metafisica soggetto-oggetto" . Che però è un "uomo
di paglia", una posizione che nessuno sostiene. E la sua stessa
posizione, essendo in parte definita dal contrasto con un fantoccio, appare
ugualmente debole e infondata. E nemmeno la sua definizione positiva
è di grande aiuto. All'inizio dice che "La Qualità è la Realtà
primaria dell'universo", l'esperienza diretta del tutto. In questo
suona come un vecchio empirista,
un estremista neo-Humiano di quelli che andavano di moda negli anni trenta.
Ma poi aggiunge una dimensione etica, proclamando che "Qualità è
Moralità", che "i giudizi morali sono la sostanza fondamentale
del mondo" e che "il mondo è composto da nient'altro che
valore". Completa questa sua teoria proto-Hegeliana pesantemente
gerarchica dividendo il valore in due tipi: statico e dinamico; e in quattro
livelli: inorganico ("ciò che tiene insieme un bicchiere di
vetro"), biologico, sociale ed intellettuale...
Pirsig è convinto che questo schema introduca una favolosa nuova coerenza
nella metafisica, e crede di aver trovato un modo migliore per parlare in
termini molto generali della realtà. Sicuramente si sbaglia. Non riesco a
cogliere alcun vantaggio nel suo modo di vedere le cose, per quanto riesco a
capirlo. La sua eccitazione a proposito della sua teoria mi fa sospettare
che sia un po' matto. Ma forse sono io ad essere ingabbiato in qualche
prospettiva teorica decrepita; forse Pirsig sarà compreso soltanto
fra 50 anni.
Nel frattempo il buon Fedro lascia New York e si lancia nell'oceano, felice
di restare solo a scrivere infinite note sulle sue schede, a scrivere il suo
libro e a scrivere di scriverlo. Il risultato è tristemente inerte, una
confusione filosofica; ma pieno di buone intenzioni, e dolcemente
edificante. C'è una bella ode a New York, una divertente descrizione del
suo incontro con Robert Redford, ed una meditazione solida sui Vittoriani e
sugli Indiani d'America, su come i loro stili morali si siano scontrati e
combinati a formare la moderna anima Americana.