MOQ / Italia Online: Forum di Magnus Berg Perchè? La Metafisica della Qualità prende origine dal desiderio di unire una visione classica del mondo con una visione romantica. E’ dunque naturale che coloro che si avvicinano alla Metafisica della Qualità vedano il mondo attraverso una di quelle lenti. Io vi sono giunto camminando sul lato classico, ed il motivo principale che mi ha spinto sulla strada della Metafisica della Qualità è che mi sembrava potesse risolvere molte delle contraddizioni che mi si presentavano con l’applicazione della più consueta metafisica soggetto/oggetto alle osservazioni della scienza. Non ho diretta esperienza del lato romantico della strada, ma ho la sensazione che coloro che viaggiano su quel lato considerino la Metafisica della Qualità come un sollievo, di fronte ad una scienza arida e senza valori come quella praticata oggi. Un certo sollievo c’è, ma ho anche la sensazione che molti portino questo processo un passo più in là, e considerino la Metafisica della Qualità in completa opposizione alla metafisica soggetto/oggetto. Nel compiere questo passo, essi rigettano metodi scientifici fondamentali, quali la razionalità e la coerenza; ma, in questo modo, facendo affidamento sulla sola Metafisica della Qualità per spiegare il mondo, si finisce con più contraddizioni di quante ogni metafisica possa produrre. Poiché la mia esperienza è di avvicinarmi alla Metafisica della Qualità da una pura visione classica, sono costretto a descrivere questa strada. Spero che qualcuno possa trovare il tempo per descrivere l’altra. Cosa? Sono uscito dalla lettura di Lo Zen e l’Arte della Manutenzione della Motocicletta: indagine sul valore (ZMM) e Lila: indagine sulla morale, con un senso di perdita. Alla conclusione dei libri, sembrava non ci fosse più bisogno di leggere belle parole di grandi autori. Poi vennero i pensieri. Questa Metafisica della Qualità, è veramente qualcosa con cui operare? Sembrava avesse molto senso, a proposito di cose dai contorni un po’ confusi come società o culture; ma davvero poteva reggere come Metafisica, e dunque avere un senso, a proposito di fenomeni fisici? Dal mio punto di vista classico, era questa la questione fondamentale. Se la Metafisica della Qualità non dava un contributo migliore, o, quantomeno, uguale, alla spiegazione dei fenomeni, rispetto alla metafisica soggetto/oggetto, non mi importava di quanto potente fosse in altri ambiti: non ne avrei comunque fatto uso. Così Avevo subito trovato un po’ di problemi per ciò che riguarda il lato metafisico, ma non me ne ero curato troppo, e proseguii ad applicare ciò che avevo imparato a tutti i dilemmi che mi si presentavano. Dilemmi che per lo più riguardavano persone, o gruppi di persone. Il mio vecchio modo di pensare era piuttosto vago in proposito, ma la Metafisica della Qualità mi aveva fornito strumenti e terminologia, e ben presto capii che potevo ragionare in quei termini, e, a volte, ottenere delle risposte. Ma, dopo un po’ di questa, se volete, stabilizzazione statica, i problemi cui ho fatto cenno in precedenza tornarono alla ribalta, con ancora più forza. E’ importante far notare a questo punto che io, provenendo dal campo classico, penso ai quattro livelli statici come ad un modo per classificare tutte le cose. Questa classificazione non deve essere una qualsiasi, ma deve risultare completa e consistente, senza che vi siano contraddizioni al suo interno. Prendo Pirsig alla lettera, quando afferma: «... comprendono tutto ciò che esiste ...., non rimane fuori niente. O meglio, .... nessuna "cosa". Solo la Qualità dinamica, che nessuna enciclopedia può descrivere, non comparirebbe ». Appena dopo aver letto LILA, avevo questa immagine dei quattro livelli statici:
Scorgevo dei problemi in questa rappresentazione:
Più o meno a questo punto, smisi di cercare problemi. Pensavo che se non avessi smesso di crearne, avrei finito col disperarmi. Ma anche che, fossi riuscito a risolverli, certamente poi sarei riuscito a risolverne altri. Se guardo indietro, non ricordo bene dov’è che ho cominciato a scavare in questa massa di contraddizioni. Per un po’ mi sembrò che la Metafisica della Qualità creasse più problemi che risolverne. LILA Mi sembra di aver cominciato dal romanzo LILA. Ciò che in realtà volevo, era mettere l’essenza di LILA, o di ogni altro testo scritto su quel tipo di argomenti, al livello intellettuale. Pensavo, poiché non si trattava di qualcosa di solido, come la carta o l’inchiostro, o come gli “0” e “1” magnetici di un hard disk, che dovesse essere qualcos’altro. Sembrava ridicolo piazzarlo nel livello biologico o sociale, ed il livello inorganico l’avevo già abbandonato. Ma come poteva essere intellettuale LILA, se non c’era nessuna configurazione biologica o sociale fra il romanzo e le configurazioni inorganiche a sostenerlo? Ero piuttosto confuso. Rifiutavo di abbandonare l’assunto secondo cui le configurazioni di un certo livello sarebbero dipendenti dal sostegno di ogni livello sottostante. Mi sembrava la cosa più bella di tutto il sistema statico. Solo così si dava un ordine a quel sistema, e si definiva una relazione fra i livelli. Non trovavo vie d’uscita e lasciai irrisolto il mistero. Non mollai, ma avevo bisogno di un pezzo chiave del puzzle prima di proseguire. L’intelligenza artificiale Più o meno nel periodo di questo primo insuccesso, nacque la mailing list “Lila Squad”; ancora oggi si possono consultare i miei primi messaggi a proposito della Intelligenza Artificiale. Mi ero fissato sull’idea che la Metafisica della Qualità sembrava considerare obsoleta ogni ricerca nel campo della Intelligenza Artificiale perché comunque era impossibile. A pensarci bene, era una contraddizione, proprio nei termini della Metafisica della Qualità! Si supponeva che spiegasse la realtà: gli uomini sono intelligenti e fanno parte della realtà, e allo stesso tempo si impediva loro la costruzione di macchine intelligenti. Perché la natura dovrebbe costruire qualcosa che noi non riusciamo a costruire? C’è bisogno di creare una società di robot intelligenti, per creare intelletto? E, in quel caso, quale sarebbe stata la differenza fra quella società e la società umana? Ma la domanda più importante era: perché dovrebbe essere possibile creare intelligenza utilizzando mattoni biologici e non acciaio e silicio? Che differenza c’è fra carne e acciaio, fra ossa e silicio? Affrontai il problema analizzando esperimenti condotti da scienziati a proposito di piccoli robot somiglianti ad insetti. Robot che non erano di grande utilità, di per sé. Il punto era che potevano comunicare e cooperare in team, per eseguire alcune loro attività. Nessun robot era fondamentale, all’interno del gruppo; se uno si rompeva, il gruppo continuava ad esistere e a compiere la propria attività anche in assenza del robot rotto. Pensai che quel gruppo di robot era una società, nello stesso modo in cui un branco di lupi era una società. Un gruppo composto da… mah?! Non c’erano configurazioni biologiche là in mezzo. Per come la vedevo, c’erano tre modi di risolvere il dilemma. Potevo abbandonare l’idea che si trattasse di una configurazione sociale; potevo rinunciare alla dipendenza gerarchica dei livelli e lasciare che una configurazione sociale si appoggiasse direttamente su di una configurazione inorganica; potevo considerare i robot come configurazioni biologiche. Scelsi quest’ultima e provo a spiegarvi perché. La prima soluzione, quella di abbandonare l’idea che si trattasse di una società, non la presi nemmeno sul serio. Era proprio la cosa che mi aveva fatto considerare quell’esperimento. Gli stessi scienziati li chiamano “robot sociali”, e non trovavo alcuna ragione per non farlo. Quando parlavo del gruppo di robot, parlavo del gruppo, e non di un robot A, B, o C. Nello stesso modo in cui si parla di una classe di studenti, senza chiamarli ognuno per nome, o della Svezia senza specificare ogni cittadino svedese. Se non era una configurazione sociale, non sapevo proprio cosa fosse. Rinunciare alla dipendenza gerarchica dei livelli, era, per quanto ho già spiegato in precedenza, impossibile. Non è soltanto la cosa più bella del sistema statico; è la cosa che elimina quel “soltanto” dal dilemma di Fedro all’università di Bozeman. Il dilemma era ”La Qualità è soltanto quel che pare e piace?”. Più tardi, in LILA, Pirsig scrive: “L’ordine fisico dell’universo è anche l’ordine morale dell’universo…. Non si trattava di un’idea nuova. Era la più antica idea di tutte”. Se si abbandona questa corrispondenza fra l’ordine fisico e l’ordine morale delle cose, raffigurato dal sistema dei livelli, resta proprio quella stantia soggettività del “soltanto ciò che piace”. Devo anche confessare che avevo una voglia matta di scavare un po’ più a fondo nel livello biologico. Come ho già detto, avevo un’idea un po’ vaga di cosa fosse, e questa era la giusta occasione per approfondire l’argomento. Così, misi il livello biologico al microscopio. Mi sembra di aver cominciato chiedendomi: che cosa aggiunge il livello biologico rispetto ai mattoni inorganici che lo compongono? Che differenza c’è fra una cellula viva ed una cellula morta? La componente inorganica della cellula è la stessa anche dopo che è morta: cosa manca? La vita? Ma ridefinire il livello biologico come vita non dice nulla; cambia la domanda, ma non è una risposta. Si può dire che in fondo è facile riconoscere la vita quando la si vede; ma anche i concetti di Su e Giù erano chiari, prima che Colombo scoprisse che la terra è tonda. Ben presto capii di essere finito in un vicolo cieco. Il mistero della vita non era così facile da capire. Non riuscivo a fare passi in avanti. Quindi, cambiai prospettiva; mi sollevai sopra al livello biologico e mi chiesi: di che tipo di configurazione biologica ha bisogno la società per evolversi? Ovvero, poiché le configurazioni sociali dipendono da quelle biologiche, evidentemente le configurazioni biologiche possono dare qualcosa che quelle inorganiche non possono dare. Che cosa? Il primo suggerimento fu: la “funzione”. Se le configurazioni sociali usano la funzione della loro componente biologica, ecco che i robot sociali divenivano biologici, dal momento che eseguivano la funzione che era necessaria alla società. La funzione dei vari robot era più o meno la stessa, per cui erano intercambiabili. In altre società, specifiche componenti biologiche eseguono funzioni specifiche. In una città, la protezione civile spegne gli incendi, la polizia mantiene l’ordine, la scuola istruisce i giovani… e così via. La città non ha bisogno di questa o quella particolare componente inorganica per creare la scuola. Se la scuola viene distrutta, una nuova scuola, che utilizza un diverso edificio inorganico funziona allo stesso modo. La città ha bisogno della funzione della scuola, non di un particolare edificio scolastico. Ecco la differenza fra il livello inorganico ed il livello biologico. In quel periodo, cominciai a chiamare il livello “organico” invece di “biologico”. Lo immaginavo come organi di una società. Per un po’, sembrò andar bene, ma poi “funzione” mi sembrò termine un po’ troppo generico. “Funzione” sembrava un sinonimo di “caratteristica” o “attributo”, ed ogni livello utilizza qualche caratteristica del livello sottostante per sostenersi. Non c’era nulla di speciale, così iniziai a cercare qualcos’altro per distinguere il livello organico dagli altri. La risposta era, ovviamente, in LILA: Pirsig afferma che il linguaggio è prodotto dalla società. Che il linguaggio deriva dalla cultura. La cosa che mi confondeva era che il mio vecchio concetto di società era cambiato, e pensavo che Pirsig si riferisse a quello che avevo abbandonato. Ma certamente anche il mio nuovo tipo di società doveva essere incluso nella Metafisica della Qualità. Il linguaggio nella società dei robot era il loro protocollo di comunicazione. In una società, ogni robot, ogni organo, deve conoscere il linguaggio utilizzato all’interno della società. Per lo meno tanto da poter contribuire alla società nella misura in cui gli viene richiesto. Ciò che serve per formare una società è un certo numero di organi, capaci di interagire e di concordarsi su ciò che si deve fare. Una configurazione sociale si basa sulla simbiosi di diversi organi. La configurazione sociale è migliore, è più morale, degli organi che la sostengono, perché è più dinamica. Come detto prima, non dipende da nessun organo specifico per poter eseguire il proprio compito; va bene ogni organo che conosca lo stesso linguaggio e sia dotato delle caratteristiche che servono. Un’altra caratteristica utile, e molto dinamica, del livello sociale, è che si possono costruire larghe gerarchie di società, utilizzando altre società come organi di una società più ampia. La società di cui parlavo prima, con protezione civile, polizia, eccetera, può essere divisa in organi più piccoli che usano una simile caratteristica gerarchica. La protezione civile è fatta di diversi addetti, un edificio, attrezzature antincendio e così via. D’altro canto, un’altra società più complessa, la nazione, utilizza la città come organo. La domanda ovvia a questo punto è: fino a dove può arrivare questa organ-izzazione? Se si continuano a suddividere le società in organi sempre più piccoli, a che punto ci si ferma? Dall’altra parte, si arriva in fondo solo quando si considera l’intero universo come società. Ma nella maggior parte dei casi, non ci interessa l’intero universo, per cui si può ben guardare alla società che ci interessa come il livello più alto. Senza però dimenticare che quella società sta sostenendo la parte dell’organo di un’altra società più complessa. Procedendo verso il basso, o verso l’interno, se preferite, c’è una tradizione nella metafisica soggetto/oggetto, il riduzionismo, che afferma che ogni cosa è composta di parti più piccole, che, messe insieme, creano la cosa. La tecnologia ha costruito società fin dai tempi in cui la prima selce è stata montata su di un bastone per formare un’arma. Nella scienza, questo metodo è usato per suddividere l’oggetto dell’osservazione in parti sempre più piccole per capire la struttura della società che si osserva. Il problema di questo metodo arriva quando si raggiunge il bordo del livello inorganico. A quel punto, gli schemi non sono più costruiti come società, perché non ci sono più configurazioni inorganiche che possano sostenere configurazioni organiche. Se questo “livello” debba essere considerato un vero e proprio livello sottostante al livello inorganico, o puro caos dinamico, ciò non è di alcuna importanza per il livello sociale. Il punto è che non ci sono più configurazioni inorganiche. Per esempio, il modello dell’atomo di Bohr è costruito come una società, ma potrebbe non essere il modo migliore di rappresentarlo. Le leggi della natura sono caratteristiche del livello inorganico e, sotto quel livello, sono senza senso, tanto quanto il senso del sapore lo è sotto il livello organico. Non sto affermando qui che i mattoni fondamentali del livello inorganico sono gli atomi. Sto solo cercando di dire che il riduzionismo ha i suoi limiti. Gli organi non servono soltanto per comunicare all’interno di società, possono anche interagire con il mondo che si trova al di fuori della società. E’ così che una società può funzionare come organo di un’altra società. Un esempio può essere dato dagli organi di senso, che sono protagonisti di Eventi Qualità del livello organico. Risposte Queste intuizioni a proposito del linguaggio e delle società aprirono enormi porte e quelle risposte che erano per me così impossibili, divennero improvvisamente ovvie. La risposta alla domanda se gli animali debbano essere considerati biologici o sociali, fu “entrambi”. L’animale è un organo nella sua società. Molti animali, ad esempio i lupi, hanno una struttura sociale piuttosto sviluppata. Ma l’animale è esso stesso una società fatta di molti diversi organi. E, così, anche i robot in una società di robot sono essi stessi società composte da organi; artificiali, ma pur sempre organi. Ed ecco che divenne possibile l’intelligenza artificiale. Un computer è una società fatta di organi, quali la tastiera, il monitor, il disco fisso, la memoria, il processore, e così via. I linguaggi che li legano sono noti come interfacce, ma sono linguaggi capaci di supportare configurazioni intellettuali quali istruzioni e dati. I linguaggi per computer hanno una rappresentazione inorganica, fatta di voltaggio, campi magnetici e così via; esattamente come ogni altro linguaggio. Il linguaggio scritto ha bisogno di carta ed inchiostro, il linguaggio orale ha bisogno di onde sonore. In fondo, tutti i linguaggi sono compresi dagli organi di una società. Una società è da due o più organi con un linguaggio in comune. Le configurazioni intellettuali usano quel linguaggio come supporto. Qui finalmente saltò fuori anche un’altra risposta; il romanzo LILA memorizzato in un computer era uno schema intellettuale supportato dal linguaggio del computer. Il romanzo LILA scritto in un libro era una configurazione intellettuale scritto nel linguaggio di una società umana. Ed anche il problema dell’intelletto umano si risolse. Gli uomini sono essi stessi delle società, in grado di sostenere configurazioni intellettuali con il loro linguaggio interno. Gli esseri umani sono anche organi in una società più larga che ha inventato i linguaggi umani per scambiare configurazioni intellettuali con altri uomini. Il percorso evolutivo Improvvisamente, ogni computer del mondo divenne una società in grado di sostenere configurazioni intellettuali. Ed in pratica ogni computer aveva configurazioni intellettuali al suo interno, in forma di dati ed istruzioni. Ma allora, perché non sono intelligenti? La risposta è che noi glielo impediamo, dal momento che li costruiamo così statici che per loro è impossibile esercitare una qualunque scelta dinamica. Li abbiamo limitati specificando una distinzione netta fra il voltaggio di “0” e ”1” , che impedisce alla Qualità Dinamica di avere un pur minimo influsso. Ma cosa accadrebbe se li lasciassimo
decidere, eliminando il gap netto che c’è fra “0” e “1”? Forse
nascerebbe una nuova forma di vita, ed il computer comincerebbe a parlarci
come HAL9000 di 2001 Odissea nello Spazio?
Non proprio. Quel che succede in genere quando la Qualità Dinamica
cambia di poco i valori in gioco, è un errore. Ad esempio, di recente
alcuni aerei che volavano ad elevate altitudini hanno avuto un problema di
quel tipo. Le radiazioni che
provengono dallo spazio a quelle altezze non sono sufficientemente
smorzate, e possono indurre un transistor a modificare il proprio stato. I
transistor ed i chip al silicio divengono sempre più piccoli, e diviene
sempre più facile che qualche radiazione ne causi una alterazione di
stato. Ma questo effetto è puramente negativo; non si è mai verificato
un cambiamento in positivo. Perché? Parte della mia risposta è che tutte quelle società artificiali (computer, robot, aeroplani, armi preistoriche) sono statiche e soltanto statiche. Sono progettate per essere statiche. Siamo noi a non volerle dinamiche, e vogliamo che facciano esattamente ciò per cui le progettiamo. Un’altra parte della risposta ce la dà Pirsig, quando dice in LILA “senza Qualità Dinamica, le cose non possono crescere; senza qualità statica non possono durare”. Mettete insieme queste due cose ed otterrete ciò che io chiamo percorso evolutivo. A prima vista, il nostro percorso evolutivo inizia con l’atomo di carbonio e la sua grande capacità di formare molecole complesse. L’atomo di carbonio è sufficientemente dinamico per crescere, ed anche sufficientemente statico per durare. Questo percorso evolutivo conduce alle cellule, alle piante, agli animali, agli esseri umani. Quando noi costruiamo un computer, un robot ed altre società artificiali, le costruiamo così statiche e lontane da un percorso evolutivo che anche se interviene un influsso dinamico, non ha alcuna possibilità di evolvere in qualcosa di meglio. E’ tanto statico da durare, ma per nulla dinamico, e non può crescere. Quel che dobbiamo fare per creare una vera intelligenza artificiale, è costruirla su di un percorso evolutivo e lasciarla evolvere spontaneamente. Il che significa che dovremmo lasciarla fuori dal nostro controllo, e che potrebbe essere ben diversa da noi. Ho detto “un”, non “il”, percorso evolutivo. Esiste un altro percorso che non comincia dall’atomo di carbonio ma da quello di zolfo, e si trova in fondo all’Atlantico. Un percorso che non ha mai raggiunto il nostro, e forse non potrà mai arrivarci. Forse un percorso futile che non raggiungerà mai il livello intellettuale. Di qui giungo a definire vita ciò che si trova su di un percorso evolutivo, sia esso a base carbonio o zolfo; che siano nuvole di metano o qualunque altra cosa. La ragione per cui ho scoperto questo percorso evolutivo è che alla ricerca dell’essenza dei quattro livelli, ho messo a confronto due configurazioni di qualcosa che ritenevo essere dello stesso livello. Volutamente avevo scelto due configurazioni diverse fra loro, la società dei robot e quella umana. Allora non sapevo quale fosse la differenza, ma si rivelò essere la Qualità Dinamica. Ritenevo a torto che le prime, che non risentono dell’influsso della Qualità Dinamica, fossero inorganiche, per il semplice motivo che non erano vive, ovvero non erano in un percorso evolutivo. Le seconde, dinamiche, in genere mi sembravano troppo confuse per comprenderle bene. Era facile assegnare un livello ad ogni cosa, ma era dura spiegare esattamente il perché. Se l’unica cosa che si riesce a fare è dire a che livello appartiene ogni cosa, allora i quattro livelli sono puramente induttivi. Nessuna deduzione darebbe possibile, e questo sarebbe fatale. Giro Giro Tondo Questo renderebbe possibile definire “vita” anche i virus dei computer. Di recente, sono apparsi alcuni macro-virus che sono capaci di vere e proprie mutazioni: un macro-virus riesce a inserire parti di se stesso all’interno di un altro macro-virus. A volte, la mutazione riesce a diffondersi, e nasce un virus completamente nuovo. Può essere più avanti o più indietro sul percorso evolutivo, ma in ogni caso si tratta di un cambiamento dinamico. La cosa più intrigante a proposito del percorso evolutivo dei virus dei computer, è che non inizia dal nostro livello inorganico. Il suo livello inorganico non è fatto di particelle, ma di zero e uno, che sono, per i virus dei computer, tutto il mondo. Le leggi di natura che definiscono la connessione fra i bit sono determinate dal repertorio di istruzioni in Linguaggio Macchina del microprocessore. Queste leggi sono molto diverse dalle nostre, ma sono pronto a scommettere che, se gli concediamo abbastanza tempo, i virus saranno in grado di sviluppare e mostrare configurazioni intellettuali. Il modo in cui un microprocessore esegue una serie di bit, nota come programma, ha impressionanti somiglianze con il modo in cui viene eseguito un filamento di DNA. Sto solo aspettando che qualcuno un giorno riesca a ricostruire, con una operazione di “Reverse Engineering“, il repertorio di istruzioni in Linguaggio Macchina del processore del DNA. Forse si troveranno tracce delle nostre leggi di natura più nascoste. Poiché mi occupo di informatica, come forse avete capito, riesco a vedere anche altri livelli in questo mondo di bit. Configurazioni organiche che chiamiamo funzioni, procedure o metodi. Mescolate un po’ di queste, ed otterrete una società fatta di organi che hanno in comune lo stesso linguaggio. Queste società per computer sono meglio note col nome di programmi. I programmi che progettiamo sono di solito statici, come i robot e gli aeroplani di cui ho parlato in precedenza. Però i virus per computer sembrano essere abbastanza dinamici per crescere e sviluppare organi e linguaggi propri. L’unica vera differenza fra il “modo reale” ed un mondo virtuale di un computer, è che in questo secondo caso i progettisti hanno un controllo completo delle leggi di natura. Spesso, le leggi sono progettate simili a quelle cui siamo abituati, come nel caso di un simulatore di volo o di un videogame che simula una gara di automobili. La stessa differenza c’è anche fra il mondo reale e la nostra immaginazione. Quando pensiamo a qualcosa, costruiamo un oggetto più completo possibile. Dopo di che, lo possiamo manipolare semplicemente cambiando le regole. In informatica, si usano spesso macchine virtuali per simulare, in software, macchine reali. A volte le si usano per velocizzare lo sviluppo, in modo che non si deve costruire una macchina vera ogni volta che si debba testare qualcosa. Altre volte le si usa soltanto come base per un’altra progettazione. Comunque, una macchina virtuale definisce un nuovo strato di configurazioni inorganiche costruito sopra configurazioni intellettuali. Abbiamo quindi un computer fatto di acciaio, plastica e silicio presi dal mondo reale. In questo computer, abbiamo una macchina virtuale che è basilarmente sorretta dagli zero e uno del computer. Poi c’è un altro strato di configurazioni inorganiche definite dalla macchina virtuale, che non sono più ristrette agli zero e uno; e possono riflettere con grande accuratezza il nostro mondo reale. Tutto questo pensare può sembrare fantasia e illusione. Non so. La forza del livello sociale è che può essere quel che vuole, all’interno dei confini del suo universo. Una società può comprendere di tutto, dalla cellula più insignificante fino all’intero universo. E’ questa la forza fantastica e la caratteristica dinamica del livello sociale. Il livello intellettuale, d’altro canto, è in grado di creare un universo tutto suo, e deciderne le leggi di natura e le regole. Non è così strano se ci pensate bene. Ogni livello è ricursivo. Le configurazioni di un certo livello possono usare configurazioni di ogni livello, fino ad includere il livello stesso. Dunque anche il nostro universo potrebbe essere un universo costruito? Non mi aspetto che qualcuno risponda a questo quesito. Per definizione, non possiamo esistere al di fuori del nostro universo, quindi non possiamo uscire un attimo a dare un’occhiata. Forse, questa è la domanda fondamentale cui i fisici tentano di dare risposta quando vanno indietro nel tempo fino al, per certi versi fino a prima del, Big Bang. I
livelli Giunsi a quel punto ad una immagine mentale dei quattro livelli statici diversa da quella che avevo prima. Ma era poi così diversa? Di certo era più inclusiva. In ogni modo, le configurazioni che avevo già sistemato in un certo livello, erano ancora lì; e avevo idee più chiare a proposito di altre di cui prima non ero tanto sicuro. La sola differenza fra la mia visione precedente e quella attuale è la Qualità Dinamica. Prima, la Qualità Dinamica mi offuscava la vista. Dopo, potevo distinguere lo statico dal dinamico e di conseguenza isolare i livelli statici. Solo adesso ho capito l’importanza di quella prima divisione fra Qualità Statica e Dinamica. La differenza concettuale fra di loro è molto più vasta di quella fra i quattro livelli Se la Qualità Dinamica è il Concettualmente Ignoto, allora la Qualità Statica è il Concettualmente Noto. Non appena qualcosa diviene noto, diviene statico. E’ il momento, l’Evento Qualità, ad essere dinamico. Ogni dinamico Evento Qualità è origine di due cose statiche, che di solito chiamiamo soggetto ed oggetto. Il soggetto è l’osservatore, e l’oggetto è l’osservato. Chi è cosa, è di solito considerato cosa ovvia, ma la Metafisica della Qualità dice che entrambi sono soggetto ed oggetto allo stesso tempo. Entrambi gli schemi statici in un Evento Qualità sono soggetti, dal loro punto di vista, ed oggetti dal punto di vista dell’altro. L’Evento Qualità è un evento trasformativo. Ciò che il soggetto osserva non è mai un effettivo oggetto, ma è il risultato di una trasformazione. E’ questo il motivo per cui l’universo non può essere deterministico per un osservatore che si trova all’interno dell’universo. Per ottenere un universo determinato, lo si deve guardare dall’esterno. Ecco la mia immagine conclusiva dei quattro livelli:
So che alcuni di questi pensieri sembrano non combaciare con il modo in cui i quattro livelli sono descritti in LILA. Ma onestamente io credo che invece lo facciano. Il discorso sembra forse un po’ più formale e razionale, ma questo è perché è la qualità statica ad essere formale e razionale, per definizione. La mia descrizione dei quattro livelli non contraddice Lila, D’accordo, uso un termine diverso per il livello biologico, ma questo non è importante. Ho voluto soltanto mostrare che la biologia è una delle molte manifestazioni del livello. Postfazione Spero che queste pagine possano far vedere ad altri “Classici” che la Metafisica della Qualità non è così confusa come sembra ad un primo sguardo. Forse non sarete convinti completamente dalle mie risposte, ma almeno riconoscerete alcuni miei dubbi. Spero anche di aver mostrato ai “Romantici” la passione mia e di altri. Ciò che ci spinge a razionalizzare senza sosta non è cosa arida e meccanica, ma deriva da un bisogno profondo e onesto di conoscere noi stessi e la nostra realtà. Tante Buone Cose.
Torna al forum
|