MOQ / Italia Online: Forum di Jonathan Marder (© 1998) Come moltissimi studenti degli anni '70, ho letto il romanzo "Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta" di Robert Pirsig. Ho avuto modo di rileggerlo diverse volte, così come il secondo romanzo di Pirsig, "Lila", pubblicato nel 1992. Entrambi descrivono un viaggio. Nel primo libro il mezzo è una motocicletta, che porta il narratore e suo figlio attraverso l'America. Nel secondo libro è uno yacht a portare il narratore e la sua compagna sul fiume Hudson, verso l'oceano. Ma entrambi i libri sono in primo luogo mezzi per l'analisi che Pirsig fa delle fondamenta filosofiche della nostra società. Pirsig critica profondamente quella che lui chiama metafisica "Soggetto-Oggetto", principalmente perché essa pretende di essere un sistema di pensiero "indipendente dal valore". Pirsig dà a questo sistema la colpa dell'abisso esistente tra la scienza e le arti, e della comune alienazione tra esseri umani e tecnologia; e le contrappone una metafisica alternativa che chiama "Metafisica della Qualità", che conferisce al valore un posto di primo piano. In breve, tutte le cose devono la loro stessa esistenza al loro valore intrinseco. Credo che Pirsig si consideri una specie di ribelle che scuote le fondamenta del pensiero umano. Se consideriamo la ragione umana come la nostra capacità di analizzare oggettivamente la realtà, è per noi uno shock l'attacco di Pirsig contro l'oggettività stessa. Eppure il suo ragionamento sugli argomenti accademici sembra ragionevole. Egli analizza gli aspetti di diverse discipline accademiche come la filosofia, l'antropologia, la psicologia, la biologia, la chimica e la fisica quantistica. Appare ovvio come le discussioni filosofiche abbiano a che fare con le prime 3 discipline, ma tanti sostengono che tali discussioni non possano trovare alcun posto nell'ambito delle scienze naturali. Inoltre viene da chiedersi chi sia esattamente Pirsig, e perché la sua opinione debba essere considerata degna di considerazione. Alcune risposte possono ricavarsi dagli elementi autobiografici dei sui libri. Certamente ha svolto degli studi convenzionali, anche in materie scientifiche, ed è stato insegnante universitario. Inoltre, ha avuto un'esperienza lavorativa come scrittore di letteratura tecnica sull'hardware ed il software per computer. Non sono certamente degli elementi che possano farci pensare ad un imbroglione. Indubbiamente la descrizione di Pirsig della manutenzione di una motocicletta (utilizzata come metafora per le sue idee filosofiche) rende evidente che si tratta di un tecnico e di un pragmatista, caratteristiche di norma tenute in considerazione dagli uomini di scienza. Dovremmo quindi chiederci: "La Metafisica della Qualità di Pirsig ha qualcosa di importante da dire sul pensiero umano in generale e sulla scienza in particolare?" Il metodo scientifico, per come lo conosciamo, deriva in larga parte dall'approccio empirico di Aristotele. La conoscenza si basa su fenomeni osservabili che ci forniscono una rappresentazione veritiera della "realtà". La realtà viene percepita se stiamo a contatto con essa per un periodo sufficientemente lungo, cioè se raccogliamo abbastanza dati su di essa. Questo concetto spiega pienamente il motivo dell'esistenza di così tanti progetti scientifici tesi alla raccolta dei dati. E' questa la ragione per cui si costruiscono telescopi enormi. E' questa la giustificazione dell'impegnativo progetto per la decodifica del genoma umano. Ma la raccolta dei dati è soltanto un aspetto della scienza: il resto consiste nell'organizzare e sintetizzare i dati. Le teorie scientifiche sono dei riassunti: forniscono descrizioni generali di un infinito numero di dati. Noto lo schema, possiamo predire i dati che si presenteranno in futuro. A volte nuovi dati escono dallo schema e la teoria trova una eccezione che la porta ad essere abbandonata perché falsa. Quel che dice Pirsig è che non potremo mai avere tutti i dati possibili a disposizione: ecco perché la raccolta dei dati è un procedimento principalmente selettivo. Gli scienziati programmano gli esperimenti nei minimi particolari in modo da trarre il massimo significato dal minor numero possibile di dati. Evitano di raccogliere dati non significativi, perché non hanno valore. Valore - Significato - Selezione; sono parole di grande interesse da inserire in una discussione sul metodo della scienza. Minano alla base quell'intero concetto di oggettività indipendente dal valore che sta al centro del metodo scientifico. Da un punto di vista pratico, l'oggettività nella scienza corrisponde alla "riproducibilità". Ciò significa che le condizioni in cui i dati vengono raccolti devono poter essere definite e riprodotte in modo da ottenere risultati identici. Le perplessità scientifiche derivanti da differenze nei dati vengono generalmente meno quando diviene chiaro che i dati sono stati raccolti in condizioni diverse. A quel punto il problema si sposta alla decisione di quale tra questi gruppi di condizioni sperimentali sia il migliore, il più rappresentativo della realtà. E questo risulta essere un po' più difficile, poiché nessuno è in grado di determinare in maniera assoluta che cosa sia in effetti la realtà, o cosa ci sia di "irreale" in una particolare osservazione. La realtà, o piuttosto la rilevanza, di una osservazione scientifica ha un'enorme importanza. La reputazione della scienza e degli scienziati dipende proprio da essa. Il profano a volte crede che lo scienziato sia isolato dalla realtà nella sua torre d'avorio. I dati di laboratorio sembrano escludere quelli dell'esperienza quotidiana nel mondo esterno. Così la scienza e gli scienziati sono spesso resi oggetto di sfiducia, ignorati o persino ridicolizzati. Quando i leader della società reagiscono in questo modo, gli scienziati si ritrovano senza fondi e senza influenza. Robert Pirsig direbbe che si tratta di un problema di metafisica. Le
nostre attuali modalità intellettuali soddisfano il metodo scientifico e
producono una buona scienza ed una buona tecnologia, ma mancano di
attrattiva. Ma c'è anche un messaggio molto più pragmatico. Bisogna per
prima cosa abbandonare il mito di un'oggettività assoluta e riconoscere
che una buona scienza dipende dall'esperienza e dall'intuizione degli
scienziati nel riconoscere e selezionare i dati degni di essere
considerati. Dopo di che dobbiamo spiegare che il laboratorio è lo studio
di registrazione della scienza: è isolato per estromettere ciò che può
recare disturbo, in modo da poter vedere ed ascoltare chiaramente gli
schemi della natura. Una volta che questi sono ben chiari, ci troviamo
meglio equipaggiati per poterli riconoscere ed apprezzare anche
all'esterno. Torna al forum
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