MOQ / Italia Online: Forum La Luce Del Dharmakaya di Lorenz Gude È il 1947. Ho 5 anni. Sono con mio padre nel Metropolitan Museum of Art, a New York. Mia madre è da qualche altra parte - a fare shopping, forse - e mio padre è in uno di quei rari momenti in cui si interessa veramente di me. Mi tratta da pari a pari e mi mostra alcune delle cose che più ama qui, dove so che è stato in visita molte volte. C'è un ritratto di un cardinale. Mio padre richiama la mia attenzione su di un certo merletto, che sporge sotto l'abito rosso porpora che il cardinale indossa. Poi mi solleva vicino al dipinto e mi fa notare come i diversi colpi di pennello che disegnano il merletto sembrano caotici. Presi uno ad uno sembrano senza senso. A quel punto mi allontana di nuovo, fino a quando improvvisamente le singole pennellate creano l'illusione del merletto. Mi domando per un attimo perché mai mio padre pensi che sia così importante, ma quello che dice è lì; è ovviamente lì. Non ho difficoltà a vederlo. Continuiamo a guardare qua e là, alcune statue greche, altri dipinti, ma c'è qualcosa che mio padre sta cercando in particolare che vuole farmi vedere. Si chiede se per caso non sia stato tolto dalla mostra.Alla fine lo trova. È il dipinto di un paesaggio con un cielo pieno di chiaroscuri. Dice "non so perché ho desiderato fartelo vedere così tanto, ma è stato sempre uno dei miei quadri preferiti. C'è una luce. Cattura esattamente il modo in cui il cielo appare appena prima di una tempesta." Il titolo della pittura è "Tempesta su Toledo." È di El Greco. In seguito avrei poi studiato storia dell'arte all'università di New York, la stessa che mio padre aveva frequentato, ed avrei imparato a vedere il mio vecchio amico EL Greco come un esponente del Manierismo post-rinascimentale. È il 1992. Mio padre è morto da quasi 20 anni. Sto seduto nella mia casetta in un vialetto secondario a Perth, Australia occidentale. Sto leggendo Pirsig, Lila. A pagina 345-46 nella mia edizione Inglese, Pirsig sta discutendo la luce del Dharmakaya dopo aver riferito l'episodio del porto di Cleveland. Di come noi scartiamo ciò che il sistema statico di valori della nostra cultura ci dice che non esiste. La discussione riaccende in me quel quadro di EL Greco e la sua capacità di dipingere la luce del Dharmakaya in modo che l'occhio la veda più come un alone che in modo stilizzato perché, azzarda Pirsig, forse EL Greco riusciva realmente a vedere direttamente quella luce. Sono stordito. Mi ricordo di mio padre e di quel giorno al museo. EL Greco! Sono quasi certo che anche il ritratto del cardinale fosse di El Greco, ma è comunque la luce che è importante. La luce che mio padre aveva voluto che il suo figlio di cinque anni vedesse; e non importa che lui stesso la capisse o no. Resto seduto là, ricolmo della gioia di quell'istante, a ricordarmi di quel senso di collegamento a mio padre. La meraviglia di come i padri a volte passano brandelli sparsi di informazioni al proprio figlio sapendo che questi brandelli sono in qualche modo importanti e di quanto un figlio sia a volte così fortunato da trovare un altro brandello che fa in modo che ne scaturisca un certo significato. Ma c'era qualcosa che mi dava fastidio. Mi sentivo insoddisfatto. Incompleto. Perché mai mio padre era stato così deciso a mostrarmi il quadro di El Greco? Forse a volte lui stesso aveva visto quella luce, o era soltanto qualcosa che lui vedeva in quel dipinto? No, ho pensato. Amava la natura ed gli spazi aperti. Tanto da lasciare New York City e trasformarsi in un coltivatore che lavora tutto il giorno nei campi e che si siede con mia madre a guardare là in fondo il tramonto. Si è sempre sentito molto attratto dalla luce. E io, l'avevo mai vista quella luce? No, sicuramente no. E non sono neanche un grande appassionato di tramonti. Però.... aspettate. Nel 1991, in una piccola città del sud in cui ero andato a cercare un libro, ero stato impressionato dalla luce. Con il passare dei giorni andava tutto a gonfie vele. Le mie ricerche proseguivano particolarmente bene. Tutti erano cordiali con me. Mi sembrava di trovare il materiale che cercavo senza far fatica. Stavo forse avvertendo la qualità? La luce del Dharmakaya? .... pia illusione! Allora mi sono girato verso il mio computer e ho aperto una lettera che avevo scritto ad una persona che avevo incontrato nel corso di quel viaggio. Eccola là. Frase dopo frase proseguivo parlando di quella luce in quella piccola città del sud. Della mia determinazione a ritornare per perseguire seriamente la ricerca. Su quanto avrei preferito restare invece di tornare in Australia. Scacco matto. Sono passati altri quattro anni. Da allora sono stato di nuovo in quella piccola città del sud ed ancora una volta la ricerca è andata bene ed ancora una volta gli avvenimenti mi hanno portato via prima di quanto volessi. Ma questa volta queste cose hanno anche Qualità. Ho imparato seguire la luce più rapidamente. Stasera ho inserito il nome di Pirsig in AltaVista ed ho trovato un gruppo di discussione dedicato a discutere la Metafisica della Qualità sul Web. Ho trovato alcune recensioni negative di Lila da parte di filosofi accademici. Vorrei farmi convincere ma non ci riescono... sono solo attacchi polemici. Ho letto un po' di materiale. Sembra vivo e coinvolgente. Ci sono circa 70 persone nel gruppo. Abbastanza poche in confronto al mondo intero, penso, ma mi danno l'impressione di essere brava gente, né troppo accademica né troppo superficiale. Chiedono saggi di pubblicare sul loro sito. Sono ammalato. Depresso. Ma trovo l'energia per scrivere di mio padre, di EL Greco e della luce del Dharmakaya.
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