MOQ / Italia Online: Forum

Lo Zen e l'Arte della Rivoluzione

Di Andrew Connor

 

La metafisica è una branca della filosofia che si occupa della natura dell'esistenza e della realtà. E' considerata una filosofia naturale, o una scienza parente stretta di quella branca della scienza moderna nota come fisica. La differenza tra queste due branche teoretiche è descritta dal filosofo del sedicesimo secolo, Francesco Bacone, in una delle sue opere più famose, “Il progresso della conoscenza”:

«la fisica dovrebbe contemplare ciò che si riferisce alla materia ed è dunque transitorio; e la metafisica ciò che è astratto e durevole» (citato in Gilson e Langan 28).

Dunque, Bacone fissa l'esistenza di una realtà dinamica o fisica, e di una realtà statica, o metafisica. Essenzialmente, la metafisica è un tentativo di definire la realtà immediata; le due suddivisioni della metafisica, ontologia e metafisica propria, danno corpo a questa definizione attraverso l'uso di differenti livelli di percezione. La metafisica propria si occupa della realtà ultima di ogni universo di pensiero, o esistenza; l'ontologia è più direttamente connessa con l'esperienza metafisica umana. Questa branca della filosofia è distinguibile dalle altre, poiché è molto generica per ciò che riguarda la natura, e tenta di includere ogni forma di realtà: sia quelle della mente, sia quelle del corpo.

Uno dei concetti principali focalizzati dalla metafisica è lo studio della relazione fra spazio e tempo. Sia filosofi (fra cui Kant e Leibniz) che scienziati (fra cui Albert Einstein) hanno dibattuto la questione a fondo, fino a raggiungere le astratte profondità del pensiero e della teoria. Gottfried Wilhelm Leibniz, filosofo del diciassettesimo secolo, afferma che tempo e spazio, sebbene apprezzabili a livello pratico nella vita di ogni giorno, non hanno significato nella natura ultima dell'universo, in quanto «dovuti soltanto ai limiti di un determinato punto di vista» (Gilson e Langan 155).

Altro concetto fondamentale alla comprensione della metafisica è la teoria della mente e del corpo. E' stata una questione dibattuta ferocemente fin dagli inizi degli studi metafisici. Alcuni sostengono il dualismo, vale a dire ritengono che mente e corpo siano entità separate senza alcuna relazione; altri il monismo, vale a dire ritengono che le due entità non possano essere distinte al livello della realtà (Jesseph 430). I monisti materialisti sostengono che tutta la realtà sorge dalla materia, in opposizione al credo idealista che la realtà è creata dalla mente (Jesseph 430). Molti filosofi cristiani, come Nicolas Malebranche, suggeriscono che il collegamento fra mente e corpo possa essere trovato soltanto attraverso Dio (Gilson e Langan 93). Non esiste un singolo corpo di teorie che si possa definire una visione metafisica, piuttosto c’è un’intera serie di controversie, come quella fra dualisti e monisti, che dà origine a questa branca della filosofia.  

Posto che la metafisica è una definizione filosofica e, per certi versi, astratta di ciò che è statico, la rivoluzione è un fenomeno molto reale di ciò che è dinamico. Una rivoluzione è un cambiamento significativo nel corso degli eventi storici, determinatosi attraverso sforzi specifici di un singolo uomo, o dell'intera umanità. Si sono avute nella storia diverse rivoluzioni socioeconomiche, fra cui le più rilevanti forse sono state, nella preistoria, lo sviluppo del linguaggio e dell'uso di strumenti, che, da allora, hanno avuto un effetto enorme sul corso degli eventi umani. Uno dei più conosciuti pensatori americani del XX secolo, R. Buckminster Fuller, evidenzia l'importanza di questi eventi remoti nel suo “Critical Path”, in cui scrive:

«si è dovuta realizzare una quantità enorme di avanzamenti tecnologici per rendere possibile all’uomo andare sulla Luna e ritornare salvo. Nessuno di quegli avanzamenti sarebbe stato realizzato, se per prima cosa non vi fosse stato lo sviluppo di manufatti, per tutta la durata della storia umana» (347).

Dunque è evidente l'importanza di interpretare la rivoluzione socioeconomica come progresso di eventi fra di loro connessi. Lo sviluppo della rivoluzione industriale mondiale, o anche l'emancipazione femminile del XX secolo….  sono tutti parte integrante dello sviluppo dell'umanità.

Le rivoluzioni spirituali e politiche sono un po' diverse da quelle socioeconomiche per la loro connessione con lo sviluppo del pensiero o dell'opera dell'uomo. Gli insegnamenti di uno sconosciuto falegname giudeo, conosciuto col nome di Gesù di Nazareth e quelli di un asceta orientale, conosciuto col nome di Siddhartha Gautama, sono stati trasformati in intere rivoluzioni di pensiero; e credo proprio che abbiano avuto un impatto rilevante sulla storia dell'uomo. Anche le rivoluzioni politiche sono rivoluzioni di pensiero, ed hanno una grande influenza sul corso della storia. Una rivoluzione politica può essere distinta da un colpo di stato, che è la presa del potere da parte di una minoranza, poiché questo non determina modificazioni sostanziali nella struttura sociale di un paese quanto le rivoluzioni. Colpi di stato, rivolte e ribellioni sono spesso un fallimento o riescono a determinare a malapena un cambio della guardia in chi detiene il potere, senza nessun cambiamento fondamentale della struttura sociale o di governo.

La rivoluzione politica è un grande Evento Qualità. Una rivoluzione politica è un tentativo riuscito di cambiare il metodo o la condizione del sistema politico di un paese. Una rivoluzione politica inizia con i bisogni disperati di una minoranza, e spesso finisce con il consenso di una maggioranza. Le rivoluzioni politiche sono il prodotto ideologico di leader intellettuali, individui che portano avanti l'idea che c’è bisogno di un cambiamento immediato.

Cosa si intenda qui per Evento Qualità lo si desume dalla Metafisica della Qualità, una teoria proposta dal filosofo contemporaneo Robert Pirsig nei suoi libri ”Lo Zen e l'Arte della Manutenzione della Motocicletta” e “Lila, indagine sulla morale”. La conclusione stessa di Lila è un modo appropriato per affrontare una discussione sulla Qualità:

«Buono come sostantivo e non come aggettivo: questo intende dire la Metafisica della Qualità. Naturalmente la Qualità ultima non è né un sostantivo né un aggettivo né alcunché di definibile; ma se avesse dovuto riassumere in una sola frase tutta la sua metafisica, Fedro avrebbe certamente scelto quella» (468).

E' necessaria una discussione più approfondita per una migliore comprensione di questa teoria. Nei suoi scritti Pirsig rifiuta il dualismo soggetto/oggetto (mente/corpo), proprio di molti metafisici, affermando che ad un certo livello il soggetto e l'oggetto sono la stessa cosa. Fedro, il personaggio di fantasia dei suoi libri che si rifà a Pirsig stesso, affronta la questione se questo bene ultimo, questa Qualità che di cui parla, sia soggettiva o oggettiva. In ”Lo Zen e l'Arte della Manutenzione della Motocicletta” Pirsig scrive:

«[Fedro] era consapevole che ogni dilemma si presta non a due, ma a tre confutazioni classiche […] Poteva optare per il corno sinistro […] oppure poteva prendere il corno destro […] oppure poteva afferrare il toro per entrambe le corna  e negare che la Qualità potesse essere solo oggettiva o soggettiva».

A questo punto Fedro comprende che questa Qualità, questa eccellenza o valore, non è una certa proprietà misurabile cui possa essere data un’esatta misurazione, come un peso od un prezzo. Perciò capisce che la Qualità non può essere oggettiva: non si può, ad esempio, determinare che la nona sinfonia di Beethoven è il 20% meglio della sua propria ottava parte. Fedro inoltre realizza che la Qualità non è semplicemente ciò che ci piace. Se fosse così, nell'esempio già citato, ascoltare Beethoven non avrebbe più valore del non ascoltare nulla.  Infine, la conclusione di Pirsig, attraverso il pensiero di Fedro, è che la Qualità «è l'evento nel quale il soggetto diviene consapevole dell'oggetto». Arriva a questo punto a vedere che soggetto ed oggetto sono creati dalla Qualità, e non sono essi la causa della Qualità. Soggetto ed oggetto sono simili allo yin e yang del Tao. Senza oggetto non ci sarebbe soggetto: nei fatti, è l'oggetto che permette l'autocoscienza del soggetto.

Nel suo secondo libro, “Lila”, Pirsig usa il personaggio di Fedro per dar forma ad una soluzione al problema del dualismo. Invece di suddividere l'universo in soggetti ed oggetti, Fedro tenta una divisione fra realtà statica e Dinamica. La realtà statica ha a che fare con schemi di valore e con la moralità, la quale esiste in una certa società o in un certo periodo. La realtà Dinamica, invece, è, secondo la descrizione di Pirsig, «la punta di diamante della realtà, la sorgente di tutte le cose, del tutto semplice e sempre nuova». In Pirsig il progresso dell'umanità sembra assomigliare molto una navigazione a vela; la società salta in avanti verso un nuovo livello di comprensione, poi si sposta lateralmente e crea una complessa rete di credenze e di moralità, sulla base di tali comprensioni, prima di procedere nuovamente in avanti.

All'interno degli schemi statici che compongono l'universo, Fedro fissa un sistema di moralità stratificata: inorganica, biologica, sociale ed intellettuale. I livelli sono via via più importanti, nel senso che ognuno ha il diritto di divorare il livello sottostante. La vita, per esempio, ha il diritto biologico di sopravvivere sulla morte inorganica a cui l'universo fisico minaccia di portarla. Un medico ha il diritto sociale di distruggere un batterio biologico per il miglioramento dell'umanità. Il livello finale, il diritto del dominio intellettuale sulla società, è questione più complessa. Bodvar Skutvik, studioso ed esperto norvegese di Metafisica della Qualità, scrive a proposito del livello intellettuale: «Pirsig nomina pochi schemi intellettuali al ruolo di predominio sul livello sociale: diritti umani, libertà di parola, giusto processo» (1). Skutvik inoltre evidenzia che i valori intellettuali negli ultimi secoli hanno cominciato a sovvertire i valori sociali, con evidenze quali le guerre per la democrazia (2).

Le rivoluzioni politiche, già in precedenza definite Eventi Qualità, hanno causato cambiamenti massicci in diversi momenti della storia del mondo, ed in diverse parti del globo, ed in tutti i livelli dell'universo statico di Pirsig. Che sia un bene o un male, possiamo concludere senza dubbio che hanno inciso sulla velocità e sulla direzione del progresso delle attività umane a bordo della “astronave Terra”. Esempi di rivoluzioni politiche, che sono anche eventi di alta Qualità sono, fra gli altri: la rivoluzione americana, la rivoluzione francese, la rivoluzione d'ottobre in Russia, la rivoluzione cubana di Castro e le rivoluzioni anticomuniste dell'Europa orientale.

Robert M. Pirsig nasce nel 1928 a Minneapolis, nel Minnesota, e lì trascorre buona parte della sua vita. (Gent 1). Soltanto a 46 anni, nel 1974, pubblica il suo primo libro,  "Lo Zen e l'Arte della Manutenzione della Motocicletta", ma chiaramente vi inserisce tutti quegli schemi di pensiero che hanno attraversato la sua mente per diversi anni in precedenza. Pirsig, insegnante di filosofia e retorica al college di Bozeman, in Montana, trascorse due anni in ospedale psichiatrico, durante i quali «mi insegnarono ad andare d'accordo con gli altri, a scendere a compromessi, ed io acconsentii» (citato in Gent 1). Fedro, il “fantasma” che perseguita il protagonista di ZAMM, rappresenta il Pirsig precedente al suo crollo mentale. Il romanzo, che in superficie è il racconto di un viaggio in motocicletta attraverso gli Stati Uniti con il suo giovane figlio Chris e due amici, a livello più profondo esprime le basi della sua Metafisica della Qualità, una teoria originariamente sviluppata dal quel misterioso Fedro che aveva abitato il suo stesso passato. Il 17 novembre 1979 Christopher Pirsig venne ucciso all'uscita da un centro Zen a San Francisco e Robert con la moglie si trasferirono a Goteborg, Svezia (Pirsig, postfazione a ZAMM). Pirsig ha scritto soltanto un altro libro, Lila, che è stato pubblicato nel 1991 e approfondisce minuziosamente la Metafisica della Qualità.

Per una migliore comprensione di una rivoluzione, bisogna conoscere gli eventi storici che la precedono. Cominciamo dalla rivoluzione americana. Poco dopo lo sbarco di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo ebbe inizio la colonizzazione delle Americhe. All'inizio, uno sparuto gruppo di esploratori e missionari costruì forti e villaggi con l'intento di impossessarsi delle terre e convertire gli indigeni. Nel 1565 il comandante Mendez costruisce S.Augustine, una minuscola roccaforte sulla costa atlantica della Florida (Downey, Giese, & Metcalf  41). Poco dopo Francesi ed Olandesi pongono in essere esplorazioni ed insediamenti propri. Dal 1697 si stabiliscono con successo in America gli inglesi, con la costruzione della colonia di Jamestown in Virginia (Downey, Giese, & Metcalf 55). A partire dal tardo '600 l'Inghilterra diviene la nazione europea più influente sulla costa atlantica, espandendo i suoi possedimenti dalla Georgia al Maine; e dopo 100 anni le 13 colonie hanno ormai preso forma in modo definitivo e si dotano di un governo con un certo grado d’indipendenza dalla Gran Bretagna (Downey, Giese, & Metcalf 77). Sebbene circa la metà degli abitanti delle 13 colonie fosse d’origine inglese, fu chiaro fin dall'inizio degli insediamenti che si trattava di un popolo diverso. Molti erano discendenti, o lo erano essi stessi, di dissidenti o di gente che aveva nel sangue uno spirito di avventura che non poteva essere soddisfatto nelle isole britanniche. I coloni erano americani, selvaggi e liberi, e stavano costruendo le loro vite trasformando lo squallore e la desolazione della costa atlantica americana in qualcosa allo stesso tempo turbolento e bellissimo. Una bellezza diversa, difficile da descrivere per mezzo del linguaggio e delle usanze del loro vecchio paese; ecco che quindi non ci si deve sorprendere delle differenze che sorsero fra Londra e New London, fra York e New York.  L'accrescersi di tali differenze condusse alla rivoluzione americana.

La rivoluzione americana fu un grande Evento Qualità perché fu un evento naturale, spontaneo; perché fu lo sforzo di una realtà intellettuale che voleva sconfiggere una realtà sociale; e perché non c'era traccia di divisione fra soggetto ed oggetto. Un grande Evento Qualità è universalmente morale, così come propone Pirsig nella sua Metafisica della Qualità. Robert Pirsig scrive in ”Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” che  «anche all'interno di una singola cultura si continua a chiudere i sentieri vecchi per aprirne di nuovi» (128).  E continua affermando che questi non sono i percorsi più ovvi o più prevedibili; semplicemente sono quelli che sorgono spontaneamente puntando alla direzione più naturale nel momento in cui ce n’è bisogno.

Verso la metà del '700 i coloni d'America sentirono di essere stati trattati ingiustamente. Erano oppressi da leggi che li tassavano, e quando nel 1766 le contestarono, si sentirono ancor più offesi ed arrabbiati per l'atteggiamento protervo del parlamento britannico che sancì, nel Declaratory Act, che «le suddette colonie… in America, sono state, sono e dovranno essere giustamente subordinate a, e dipendenti da, la corona imperiale» (citato in Dudley 67).  La reazione dei coloni fu immediata: combattere.  A dispetto della formazione di eserciti e dello sviluppo di strategie militari, che sarebbero giunte più tardi, il cuore di questa rivoluzione fu una collera spontanea da parte di individui oppressi. Il 16 dicembre 1773, a Boston, alcuni di questi individui, esasperati dal Tea Act del 1773, che dava alla Britannica Compagnia delle Indie Orientali il monopolio nelle americhe, rischiarono la propria vita e le proprie professioni predando tre navi e gettando 342 casse di tè nel porto di Boston  (Downey, Giese, & Metcalf 125).  La stessa Qualità, sorta in modo così spontaneo, la ritroviamo nelle battaglie di Lexington e Concord, considerate l'inizio ufficiale della rivoluzione americana. Qui 70 uomini della milizia si riunirono dopo aver saputo del piano britannico di marciare sulle due città ed assalirle, e disertarono (Downey, Giese, & Metcalf 127). Ciò che Emerson definì in seguito «lo sparo udito in tutto il mondo» divenne famoso simbolo di un punto di svolta per la storia d'America; anche se, in realtà, gli schemi statici sociali e di governo non erano ancora stati formati. Quegli uomini impavidi non stavano combattendo per un sistema di governo o economico; combattevano perché in quel momento era morale farlo. L'alta Qualità può essere ben vista nella spontaneità di questo percezione di moralità.

La rivoluzione americana fu un grande Evento Qualità per il diritto morale di schemi intellettuali di dominare schemi sociali. Bodvar Skutvik, studioso della Metafisica della Qualità, scrive: «Dobbiamo guardare alla rivoluzione americana come ad una pietra miliare. Si trattò di diritti e valori dell'individuo che si ergevano contro una sottomissione sociale» (4). La dominazione britannica sull'America era in forma altamente assolutista. I Coercive Acts del 1774, per esempio, trasferivano tutti i processi militari in Inghilterra e riducevano il potere del governo locale del Massachusetts: due provvedimenti tesi a creare un altro modo attraverso cui la Gran Bretagna poteva controllare ogni aspetto della vita delle colonie (Downey, Giese, & Metcalf 118). Tali schemi sono al livello sociale e, particolarmente, di matrice fascista, in quanto favoriscono l'ordine sociale al costo della libertà personale. Gli ideali della rivoluzione americana, invece, erano basati sugli schemi intellettuali di libertà e democrazia. Un pamphlet pubblicato nel New Hampshire nel 1776, intitolato ”Il Popolo è il miglior governante”, pose la base intellettuale per la democrazia: «Il popolo conosce meglio i propri desideri e le proprie necessità, e dunque ha migliore capacità di governare se stesso» (citato in Dudley 235).  Il riuscito dominio degli schemi intellettuali sugli schemi sociali al termine della rivoluzione americana è chiaramente un segno del grande Evento Qualità che ebbe luogo.

La rivoluzione americana mancava di separazione fra soggetto ed oggetto, secondo i termini proposti da Robert Pirsig. Non c'era una struttura di potere a dividere gli individui dalla rivoluzione. Gli individui, aggregatisi seguendo la natura della propria causa, conducevano la rivoluzione. Il soggetto (lo scopo personale dei rivoluzionari) era sinonimo dell'oggetto (la rivoluzione stessa). Quando Adolf Hitler progettò la presa della Polonia, lo fece attraverso la conoscenza di strategie militari e la forza di truppe addestrate. I soldati erano dunque staccati dalla loro causa, ed erano semplici marionette nelle mani di un potere più forte. Non era stato così per i Minute Men, che erano uomini di varia estrazione che vollero agire per ciò in cui credevano. Gli uomini che combattevano avevano un interesse personale e diretto nella rivoluzione; non erano mercenari che combattevano la guerra di qualcun altro. Questa dimostrazione di interessi personali e di mancanza di separazione fra soggetto ed oggetto rende evidente l'alta Qualità della rivoluzione americana.

La rivoluzione francese fu molto influenzata dalla rivoluzione americana. Le radici della lunga monarchia francese si trovano nella dinastia capetingia, il cui primo re, Ugo Capeto, era un duca scelto nell'anno 987 da un gruppo di nobili (Krieger, Neill, & Jantzen 234). La monarchia proseguì attraverso le tenebre del medioevo e attraverso il Rinascimento; in alcuni periodi fu debole, in altri forte, ma sempre ben assestata in cima alla società francese. Il settecento fu un periodo di grandi cambiamenti in Francia;  un periodo di luce nell'area della filosofia, della scienza e dell'economia. Diviene popolare il salotto, come forma di incontro sociale; in queste riunioni, si discuteva di filosofia, si criticavano la musica e la poesia (Krieger, Neill, & Jantzen 463). Denis Diderot, filosofo e pensatore di quei tempi, progettò la pubblicazione di una enciclopedia che avrebbe dovuto rappresentare una raccolta della conoscenza in tutte le aree di studi (Krieger, Neill, & Jantzen 464).

Chiaramente la Francia era molto più raffinata delle colonie che lottavano per sopravvivere nelle americhe. Gli americani badavano alla funzione, mentre i Francesi si concentravano di più sull'estetica; ma la Francia non era certo immune da problemi. Il divario fra ricchi e poveri cresceva sempre più regolarmente. I progressi nella ragione e nella scienza furono per lo più appannaggio delle classi alte, mentre la vasta maggioranza dei lavoratori delle campagne e delle città non aveva ancora imparato a leggere. Chiaramente già dalla metà del diciassettesimo secolo una rivolta civile era inevitabile. La rivoluzione francese fu il risultato.

La rivoluzione francese fu un grande Evento Qualità perché fu un evento naturale e spontaneo, perché era una lotta di schemi intellettuali per liberarsi da schemi sociali, e perché non c'era divisione fra soggetto ed oggetto. Come la rivoluzione americana, la rivoluzione francese si sviluppò spontaneamente come la scelta più giusta in quel momento, data la situazione. In “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, Robert Pirsig scrive:

«Invece di ampliare i rami di quello che già si conosce, bisogna fermarsi e lasciarsi andare alla deriva finché non ci si imbatte in qualcosa che consenta di ampliare le radici di quello che già si conosce. Credo che lo stesso valga nel caso di un’intera civiltà: viene il momento in cui è necessario ampliare le radici »  (170).

La Rivoluzione Francese fu il risultato del fatto che individui all'interno della popolazione francese, dopo essere sfuggiti “lateralmente” al potere assoluto, si accorsero della improvvisa apparizione di una loro possibilità di espandere la Francia alle sue radici. All'apparire di tale opportunità, ci fu una spontanea reazione di enormi proporzioni, ben visibile negli eventi del 14 Luglio 1789. Quel giorno migliaia di parigini presero la Bastiglia, un’antica fortezza che conteneva l'artiglieria della monarchia e diversi prigionieri (Paxton 27). Esplosero scontri fra le strade, simboli di un’esplosione spontanea di una rabbia individuale contro il governo oppressivo. Questo sviluppo naturale di una strada iniziata spontaneamente indica l'alta Qualità della rivoluzione francese.

Con l'odore di libertà nell'aria, i rivoluzionari francesi insorsero. Nei successivi dieci anni assistiamo ad una serie di battaglie fra schemi intellettuali e sociali. La dittatura monarchica era uno schema sociale basato sul desiderio di potere e controllo. La società francese era articolata in tre settori, socialmente divisi. Il primo "stato" era la chiesa cattolica, che deteneva la proprietà di circa il 10 per cento delle terre e i cui più alti esponenti erano fra i più benestanti in Francia (Downey, Giese, & Metcalf 483). Il secondo "stato" consisteva nei nobili, che numericamente rappresentavano meno del due per cento della popolazione, ma detenevano più del 20 per cento della terra; infine il terzo stato, corrispondente ad oltre il 98% della popolazione, non aveva voce politica, e perdeva quasi la metà dei propri introiti in tasse (Downey, Giese, & Metcalf 484). Nel secolo precedente, questa configurazione sociale era stata minacciata dagli attacchi di uno schema intellettuale basato su molti dei principi di libertà e democrazia che avevano dominato la scena intellettuale americana. Già nel 1748 il filosofo francese Charles-Louis de Montesquieu aveva scritto nel suo “Lo spirito delle leggi”: «Quando la popolazione di una repubblica possiede il potere supremo, chiamiamo ciò democrazia. In una democrazia la gente è per certi versi sovrana , per altri versi soggetto » (citato in Dudley 33). Questo senso di libertà, di supremazia dell'intelletto sulla società, non abbandonò l'anima della rivoluzione. Appena il re di Francia, Luigi XVI, fu eliminato, altri leader come Robespierre, che tentò di guadagnarsi il potere attraverso la sua repubblica delle virtù, furono mandati a morte in questo processo che muoveva la Francia verso la democrazia e la libertà. (Krieger, Neill, & Jantzen 490). L'alta Qualità è dimostrata dalla vittoria dell'intelletto sulla società.

Così come per la rivoluzione americana, non ci fu differenziazione fra soggetto ed oggetto in quella francese. Sebbene siano stati fatti tentativi di organizzare una assemblea nazionale ed una assemblea legislativa, non c'era alcuna reale struttura di potere in Francia durante la rivoluzione. Nonostante sia vero che non sarebbe stato un bene che questo caos anarchico perdurasse indefinitamente, e che un governo organizzato fece seguito alla rivoluzione, questo breve periodo di anarchia è un segno di Qualità Dinamica, nel senso di miglioramento che si verifica grazie a profonde modificazioni di struttura; un movimento da un livello statico ad un livello statico più alto. Nel caso della rivoluzione francese ci fu un movimento dinamico dalla monarchia alla democrazia. A quell'epoca molti (specialmente nelle classi più alte) possono aver sentito che tutto quel caos e quelle lotte erano un male, o quanto meno portatrici di tanti problemi non necessari; ma, come scrive Robert Pirsig in “Lila”:

«A introdurre veri mutamenti sociali non sono i “bravi” cittadini, che sembrano tanto bravi perché se ne stanno zitti in fila.  Sono i “cattivi”, gli individui che solo a cent’anni di distanza risulteranno bravi, la vera forza dinamica ...» (185).

Tutto ciò può essere visto come identità di soggetto ed oggetto, almeno fin tanto che questi cattivi soggetti della rivoluzione francese combatterono per qualcosa di reale, qualcosa che desideravano direttamente. Il soggetto dei loro desideri era l'oggetto della rivoluzione. Gli uomini che assaltarono la Bastiglia , per esempio, non erano soldati, ma gente comune, molti dei quali lavoratori e famiglie di Faubourg St. Antoine (Paxton 27). Un altro importante esempio della identità di soggetto ed oggetto nella rivoluzione francese è il contestuale conflitto per i dritti della donna. Nel 1791, una rivoluzionaria di nome Olimpia de Gouges scrisse una “Dichiarazione dei Diritti delle Donne” nella quale domandava che le donne ottenessero gli stessi diritti per i quali la controparte maschile stava lottando (Krieger, Neill, & Jantzen 488). Fu questo forte interesse personale, in tutti i suoi aspetti, la forza trainante della rivoluzione francese. La forte identificazione fra gli individui e ciò per cui lottavano denota il fatto che la rivoluzione francese fu un grande Evento Qualità.

Le vaste aree della Russia stavano sperimentando molti degli stessi avanzamenti culturali ed artistici di altre parti d'Europa nel periodo dell'illuminismo francese. Nel 1682 Pietro Romanov divenne Zar di Russia, e presto si guadagnò l'appellativo di Pietro il Grande (Krieger, Neill, & Jantzen 448). Pietro il Grande trasformò magicamente la Russia: da una landa desolata,  piuttosto distaccata dal resto del mondo, in una nazione civilizzata ed occidentale. Ordinò la costruzione di una città completamente nuova, che fu poi chiamata San Pietroburgo in onore del suo santo protettore. Questa città divenne sia il centro culturale, sia il baricentro del potere economico e politico in Russia. Il potere degli Zar continuò attraverso il diciottesimo ed il diciannovesimo secolo, fino all'inizio del ventesimo.

Nel 1895, Zar Nicola II ereditò il trono, e, a dispetto di chi sperava in un riformatore radicale, capace di condurre la Russia nel nuovo secolo, apportò ben poche innovazioni (Krieger, Neill, & Jantzen 645). Dal 1905, la rabbia crebbe a tal punto che 200.000 lavoratori marciarono sul Palazzo d'Inverno a San Pietroburgo; fra l'orrore dei riformatori, furono affrontati col fuoco dai soldati dello Zar e non meno di 1.000 contestatori  rimasero uccisi (Krieger, Neill, & Jantzen 647). Nove mesi dopo quel giorno infame, noto come la Domenica di Sangue, lo Zar cedette alla richiesta di un parlamento democratico, da allora conosciuto col nome di Duma (Krieger, Neill, & Jantzen 647). In realtà la Duma ebbe ben poche possibilità di controllare lo Zar e le sue decisioni, e il potere assoluto continuò a regnare in Russia. Non sembrava che la spaccatura fra la classe dirigente e le classi lavoratrici si potesse oramai più ridurre. Nel tentativo di trovare un rimedio al problema sorsero diversi partiti, fra cui il partito socialdemocratico, che aveva iniziato la sua crescita rapida ad inizio secolo sotto la guida di Julius Martov e Vladimir Ilich Ulianov, soprannominato Lenin (Curtiss 13). I primi segnali seri di rivoluzione in Russia si palesarono nel 1917.

La rivoluzione russa, nota anche come rivoluzione d'ottobre (1917),  fu un grande Evento Qualità perché fu naturale e spontanea, perché era uno sforzo di schemi intellettuali di sovrastare schemi sociali, e perché non ci fu separazione fra soggetto ed oggetto. Robert Pirsig scrive all'inizio di “Lo Zen e l’Arte della Manutenzione della Motocicletta”:

«Mi piacerebbe interessarmi alla domanda “Che c’è di meglio?”, che scava in profondità invece che in ampiezza; una domanda la cui risposta ci fa muovere nella direzione in cui scorre la corrente»  (16).

La ricerca di qualcosa di meglio è un modo perfetto per descrivere la spontaneità della rivoluzione russa del 1917. Vladimir Lenin, Leon Trotsky e Josip Stalin, leader dei Bolscevichi, un gruppo di rivoluzionari marxisti, sapevano che ciò che era meglio non erano le file di donne affamate, i bambini che chiedevano pane a S.Pietroburgo o l'ingiusto trattamento subito dai lavoratori nei grandi impianti industriali (Curtiss 29). Come per la rivoluzione francese, la rivoluzione russa fu il risultato di una crescita diffusa della rabbia, che, in quel momento storico coincideva con una debolezza nel regime totalitario che governava il paese. Il 15 marzo 1917 Alexander Kerensky ed il suo governo provvisorio presero il controllo della Russia, ma per la natura stessa degli schemi dinamici, il governo durò solo 6 mesi, dopo di che i Bolscevichi iniziarono la loro riuscita rivoluzione d'ottobre (Harvey 77).

L'effettivo passaggio di mano fra il governo Kerensky ed i Bolscevichi di Lenin ebbe luogo rapidamente, nel volgere di pochi giorni; Trotsky marciò letteralmente sulla fortezza dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo e guadagnò il sostegno dei soldati sorpresi che egli vi trovò (Curtiss 75). Il giorno dopo, il 7 novembre, i bolscevichi assunsero il controllo delle banche, della compagnia telefonica, degli edifici governativi e del Palazzo d'Inverno (Curtiss 77). Lenin e la sua Armata Rossa seguivano un senso naturale di Qualità, diretta a ciò che sentivano essere giusto. A metà ottobre 1917, Lenin aveva scritto in un appello alle masse:

«No, nemmeno un sol giorno di rinvio il popolo è disposto a sopportare, nemmeno un sol giorno in più possiamo sopportare di vedere i contadini repressi dalle forze armate, migliaia su migliaia morire in guerra, mentre una giusta pace può e deve essere offerta già adesso» (Lenin 60).

La descrizione di una rabbia sul punto di un’esplosione spontanea dimostra l'alta Qualità della rivoluzione russa. Sebbene sia stata piuttosto diversa dalle rivoluzioni francese ed americana, anche la rivoluzione d'ottobre può essere descritta come una vittoria di schemi intellettuali su schemi sociali. Bodvar Skutvik scrive in proposito:  «La Rivoluzione d'Ottobre non sembra essere il modello dello scontro intelletto/società, ma io credo che lo sia stato. Il regime degli Zar era tipicamente d'elite: la nobiltà e la gente comune» (5). Prosegue spiegando la sua convinzione che sebbene la teoria marxista sia errata nella sua definizione economica del proletariato «la 'libertà' [della rivoluzione] … era una ideologia, un'idea di meglio» (5). In questo modo, lo schema di controllo sociale sotto lo Zar Nicola II, e poi sotto Kerensky, fu sgominato dallo schema intellettuale del senso di libertà di Lenin,  che fu poi portato ad un livello più alta importanza dalla sottostante ideologia marxista. L'8 novembre 1917 Lenin propose il suo “Decreto sulla Pace” nel quale dichiarò che la Russia non avrebbe partecipato a nessun ulteriore conflitto in Europa, affermando:

«Il governo considera massimo crimine contro l'umanità continuare questa guerra col proposito di spezzare nelle nazioni ricche e forti le flebili nazionalità che hanno conquistato… [inoltre] il governo abolisce la diplomazia segreta … e condurrà tutti i negoziati sotto lo sguardo di tutto il popolo» (citato in Curtiss 173).  

Tralasciando i pregiudizi, si può notare che come risultato della rivoluzione russa di ottobre si è avuto che gli schemi intellettuali del diritto dell'individuo alla vita e alla conoscenza hanno avuto il sopravvento sugli schemi sociali del controllo zarista; e ciò denota un grande Evento Qualità.

Ritroviamo nella rivoluzione russa la stessa intima identità di soggetto ed oggetto che abbiamo analizzato per le rivoluzioni americana e francese. I Bolscevichi ed i loro seguaci misero un impegno molto personale nella rivoluzione. In “Lo Zen e l'Arte della Manutenzione della Motocicletta” Robert Pirsig descrive la differenza nella Qualità del lavoro quando esiste un coinvolgimento personale.  Descrive dei meccanici in una officina, talmente poco impegnati nel lavoro che finivano col causare più problemi di quelli che risolvevano:

«Sembravano degli spettatori… Non si identificavano per niente con il loro mestiere… si capiva subito che alle cinque del pomeriggio avrebbero tagliato la corda senza più neanche un pensiero per il lavoro» (34).

 La rivoluzione russa fu esattamente l'opposto; assomigliava di più ad un meccanico impegnato nella manutenzione della sua vecchia moto. Una folla affamata, arrabbiata per l'aumento dei prezzi del pane e della farina a Rostov sul Don, per esempio, irruppe nel dipartimento al cibo della città il 10 ottobre 1917, domandando un abbassamento dei prezzi; simili esplosioni di rabbia contro i monopoli del cibo si ebbero in altre parti del paese nello stesso periodo (Curtiss 151). In tutti i casi, la gente affamata era la stessa che combatteva per le strade. Non c'era una struttura di potere che guidava la rivolta; coloro che avevano bisogno di una rivoluzione erano gli stessi che la combattevano. Da questo punto di vista la rivoluzione russa fu un grande Evento Qualità.

A migliaia di chilometri di distanza, Cuba, la più grande isola caraibica, era stata liberata dal dominio spagnolo durante la guerra Ispano-Americana del 1898 (Harvey 310). A partire dal  1934 Fulgencio Batista ne diventato il dittatore, senza elezioni e comandava senza un parlamento, mantenendo il potere grazie ad una polizia segreta (Krieger, Neill, & Jantzen 814). Nel frattempo a Cuba stava montando lo scontento e migliaia di individui quali Fidel Castro ed Ernesto "Che" Guevara cominciarono a formulare una forte ostilità verso il regime di Fulgencio. A partire dalla metà degli anni 50 il paese si ritrovò nel mezzo di una rivoluzione.

La rivoluzione cubana fu un grande Evento Qualità, poiché fu un evento naturale e spontaneo, perché era una lotta di schemi intellettuali per sovvertire schemi sociali, e perché non c’èra separazione fra soggetto ed oggetto. La rivoluzione cubana è stata una delle più spontanee e naturali rivoluzioni che si sia mai verificata.. A dispetto della sua grande leadership, Fidel Castro non avrebbe avuto successo nella sua lotta per la libertà di Cuba, che durò dal 1953 al 1959,  senza una spontanea e naturale concomitanza di eventi e sentimenti. L’atmosfera a Cuba era giusta per una rivoluzione.  Lo stesso Castro aveva detto: «non restano alternative, in questo paese,  alla  rivoluzione » (citato in Szulc 344). Tad Szulc, vicino a Fidel Castro, ed autore della biografia ”Fidel” ha la sensazione che la rivoluzione cubana non si sarebbe mai verificata senza la crudeltà del golpe di Batista e l’avversione che la maggioranza del popolo cubano provava contro di lui (Szulc 213). Pare che nel suo unico viaggio negli stati uniti, nel 1960, Fidel Castro, che a Cuba era stato avvocato, ricordando gli eventi del decennio appena trascorso ad un giovane avvocato di Whashington, abbia detto: «era più facile fare il rivoluzionario che non l’avvocato». Di certo Fidel Castro ed i suoi seguaci rivoluzionari stavano semplicemente seguendo il percorso del meglio che intravedevano davanti a loro. Fidel Castro si trovava sulla spontanea, Dinamica punta di diamante della realtà descritta da Robert Pirsig. La sua dedizione all’immediato fu così intensa che quando fu processato nel 1953 per aver comandato la famosa sommossa del 26 luglio contro il governo, non solo non cercò di fare marcia indietro per salvare il proprio futuro; riaffermò invece proprio quello in cui credeva, terminando con la frase: «Condannatemi, non importa: la storia mi assolverà» (Krieger, Neill, & Jantzen 813). Queste parole sincere e spontanee di rabbia erano tipiche di Fidel Castro e della rivoluzione in generale, e ne dimostrano la forte spontaneità ed il posto nella storia come un grande Evento Qualità.

In “Lo Zen e l’Arte della Manutenzione della Motocicletta” Robert Pirsig scrive:

«Si dice a volte che non c’è un progresso vero e proprio… ma quest’argomentazione … non regge… la vita moderna può essere definita un progresso senza timore di esagerare, e l’unico fattore determinante di questo progresso è chiaramente la ragione stessa»  (128).

Il maggior valore degli schemi intellettuali rispetto a quelli sociali grazie all’uso della ragione è ben chiaro nella rivoluzione cubana. Fulgencio Batista, come gli altri leader totalitari già visti a proposito di altre rivoluzioni, permetteva poca libertà personale e negava il diritto degli individui a partecipare alle decisioni di governo. Fidel Castro ed il suo collega intellettuale, Ernesto "Che" Guevara, si facevano invece forza dell’ideale intellettuale di dominare gli schemi sociali di Batista. In quel famoso giorno del 1953, in aula, Fidel Castro proclamò orgogliosamente che «Cuba dovrebbe essere il baluardo della libertà» (Krieger, Neill, & Jantzen 813). Castro, come tanti altri rivoluzionari prima di lui, enfatizzava gli ideali intellettuali di libertà di parola e la concessione del voto popolare nelle elezioni locali. E’ in un certo qual modo ironico che ora si accusi Fidel Castro di aver calpestato proprio quei diritti, ma, come dice Bodvar Skutvik proprio a proposito di questa situazione: «Il fatto che molti sconvolgimenti politici diano, come risultato, un periodo di terrore non ha nulla a che vedere con l’impeto iniziale» (4). Gli schemi intellettuali immediati della rivoluzione cubana ebbero certamente la meglio sugli schemi sociali del regime di Batista, e questo la caratterizza come grande Evento Qualità.

La rivoluzione cubana è uno dei più puri esempi di unità di soggetto ed oggetto. Gli ideali per cui si combatteva la rivoluzione erano in mano a chi combatteva. La dedizione di Castro agli ideali della rivoluzione era così forte che, contrariamente a quanto si crede, egli rifiutò di aderire al movimento comunista di Cuba durante la rivoluzione (Szulc 219). E’ ovvio che sia stato influenzato dal comunismo, ma, come disse il suo compagno Alfredo Guevara: «Mentre il partito [comunista] aveva in mente la lotta di classe, Fidel pensava ad una azione diretta, ad una insurrezione popolare». Castro ed i suoi conducevano una guerra personale contro Batista, e non volevano essere in alcun modo separati dalla rivoluzione per opera di strutture politiche o economiche.  Questo è evidente nel ritorno (dicembre del 1956) di Fidel Castro e altri 82 uomini che erano stati esiliati in Messico; le forze di Batista catturarono e uccisero la maggior parte di quegli uomini; soltanto Castro con altri undici sopravvissero e fuggirono fra le montagne della Sierra Maestra (Krieger, Neill, & Jantzen 815). Uomini che si sacrificarono coraggiosamente per ideali nei quali credevano. In quel momento d’immediata sconfitta, ma in ultima analisi di trionfo, c’era una assoluta mancanza di potere strutturato. I rivoluzionari erano la rivoluzione; soggetto ed oggetto erano la stessa cosa. L’alta Qualità della rivoluzione cubana è evidente.

Nello stesso periodo, i paesi dell’Europa orientale erano rapidamente divenuti dittature. A partire dagli anni ’60 Polonia, Germania Est, Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia, Albania, Bulgaria e Romania erano governate da dittatori comunisti la maggior parte dei quali soggiogati ai capricci dell’Unione Sovietica, la centrale comunista del mondo. A dispetto delle promesse di libertà ed uguaglianza proclamate da Lenin, in quei paesi c’era ben poca libertà, e partire dagli anni ‘80 fu chiaro che il gap fra il governo e gli individui stava diventando sempre più ampio. Come visto nei casi precedenti di rivoluzione, una rivolta sembrava alle porte, ma nessuno sapeva quando, dove, o fino a che punto avrebbe cambiato il mondo.

Le rivoluzioni anticomuniste dell’Europa orientale furono grandi Eventi Qualità perché furono naturali e spontanee, perché erano lo sforzo di schemi intellettuali di sovrastare schemi sociali, e perché non ci fu alcuna separazione fra soggetto ed oggetto. Tutte le rivoluzioni anticomuniste ebbero luogo nel 1989; poi, nel 1991, anche l’Unione Sovietica cadde. Alcune rivoluzioni furono pacifiche ed incruente, mentre in altri casi si ebbero dure battaglie per la libertà. Le rivoluzioni dell’Europa orientale furono molto spontanee. La rabbia era cresciuta in persone i cui diritti erano stati calpestati per anni da regimi totalitari. Ancora una volta si aprirono finestre sulla possibilità di cambiamento, e fu chiaro che, data la situazione, quella era la strada da seguire. Quelle finestre sul cambiamento erano la glasnost e la perestroika, programmi di ampia riforma impostati dal presidente sovietico Mikhail Gorbaciov che involontariamente decretò la fine del comunismo in Europa orientale. Già nel 1988, i lavoratori polacchi erano entrati in sciopero, chiedendo riforme politiche ed economiche immediate. In Germania Est si ebbero diverse manifestazioni antigovernative in molte delle città principali  (Krieger, Neill, & Jantzen 854).  A seguito della repressione di una protesta di studenti a Praga, Cecoslovacchia, nel 1989, migliaia di persone affollarono la Piazza San Venceslao per protestare (Krieger, Neill, & Jantzen 856). Scriveva un giornalista «Ogni porta di ogni casa sembra aprirsi, e versare quaranta anni di frustrazione per le strade» (citato in Krieger, Neill, & Jantzen 856).  Il 24 novembre oltre mezzo milione di persone si radunarono nella periferia di Praga, mostrando l’esplosione spontanea di tante frustrazioni (Krieger, Neill, & Jantzen 857).  Nel dicembre del 1989 solo la Romania restava sotto il controllo di intransigenti comunisti, il presidente Nicolae Ceaucescu e sua moglie. Ma quando il dittatore ordinò alle truppe di far fuoco sui dimostranti a Timisoara, il 17 dicembre, si ebbe una esplosione di protesta popolare e spontanea, e già il giorno di Natale Ceaucescu e la moglie erano sotto processo, accusati di genocidio; vennero infine giustiziati da un plotone di esecuzione (Harvey 422). La cosa più stupefacente è che solo un anno prima tutta l’Europa orientale era nascosta al di là della Cortina di Ferro, e a molti cittadini si impediva addirittura di celebrare il Natale. La svolta così repentina verso il meglio è il segno stupefacente dell’alta Qualità di queste rivoluzioni.

Sebbene la rivoluzione comunista di Lenin sia stata una vittoria definitiva di schemi intellettuali sopra schemi sociali, la realtà statica che ne conseguì in Unione Sovietica fu semplicemente un altro schema sociale di controllo militare delle menti. Con lo scoppio delle rivoluzioni anticomuniste nell’Europa orientale, fu chiaro che uno schema intellettuale era di nuovo in pista per ottenere il giusto dominio sugli schemi sociali. Alexander Dubcek, riformista Ceco che era stato tenuto nascosto all’opinione pubblica per 32 anni a seguito del suo impegno nella rivolta del 1968, riapparve sulla scena politica predicando gli stessi ideali dei rivoluzionari di tutto il mondo, libertà e democrazia: «Disse il vecchio saggio, “se una volta c’è stata luce, perché mai dovrebbero tornare le tenebre?” Lasciateci riaccendere la luce» (citato in Krieger, Neill, & Jantzen 856). Vaclav Havel, un intellettuale e scrittore che aveva predicato per anni la necessità del cambiamento, improvvisamente si trovò in primo piano e fu eletto capo di stato in Cecoslovacchia (Harvey 422). Un chiaro segno che in Europa orientale l’intelletto aveva infine trovato il suo posto morale di dominio sugli schemi sociali. L’alta Qualità di quegli eventi  è visibile chiara, anche fra tanti problemi economici e caos sociale.

In ”Lila”Robert Pirsig scrive:

“Le persone, come qualunque altra cosa, funzionano meglio se collegate in parallelo anziché in serie… quando le cose sono organizzate socialisticamente in serie burocratiche, ogni aumento della complessità accresce le probabilità di insuccesso». (254).

Lo si vede bene con la separazione soggetto/oggetto propria dei governi dell’Europa orientale. Il governo era cosa separata dagli individui,  che si suppone dovesse rappresentare. La pianificazione economica centralizzata sovietica, per esempio, prendeva decisioni economiche per i singoli individui della società, invece di limitarsi a regolare un sistema di prezzi che potesse governare l’attività economica.  Nel corso delle rivoluzioni anticomuniste si ebbe l’esatto opposto. Improvvisamente la gente lavorava in parallelo; non c’era struttura di potere a separare la gente dalle rivoluzioni stesse. I 500.000 manifestanti che si riunirono a Praga in quel freddo pomeriggio di novembre erano il cuore della rivoluzione. La loro sofferenza era la causa della rivoluzione, la loro libertà fu l’effetto.

Nell’agosto del 1991 gli eventi ebbero una brusca accelerazione a Mosca, Unione Sovietica, quando, nel tentativo estremo di mantenere l’ordine sociale, l’Armata Rossa e unità speciali del KGB, la polizia segreta sovietica, tentarono un colpo di stato con la scusa di prevenire sommosse (Harvey 423). Il golpe fece fiasco nel momento in cui i carri armati si arrestarono ed i sodati rifiutarono di aprire il fuoco sui dimostranti  (Krieger, Neill, & Jantzen 850).  Appena il nuovo leader indipendentista Boris Eltsin si arrampicò su di un carro e proclamò di aver sconfitto il regime comunista, il raccordo fra soggetto ed oggetto fu completato, ed iniziò una nuova era nella storia del mondo. Individui avevano combattuto una guerra personale per se stessi nelle strade di Mosca, e l’esercito contro cui avevano lottato si arrese e si unì a loro nella celebrazione di uno scatto dinamico in avanti verso un nuovo e più alto schema statico. Lo sesso Gorbaciov , di ritorno a Mosca, riconobbe i cambiamenti , affermando da bordo dell’aereo con cui stava raggiungendo la capitale: «Stiamo volando verso una nuova era» (citato in Krieger, Neill, & Jantzen 850). Era chiaro in quel momento che tutte le rivoluzioni comuniste dell’Europa orientale erano stati grandi Eventi Qualità, lotte di individui per gli individui.

Gli argomenti presentati in questo articolo rispondono ad una questione che ha abitato la mia mente per un anno e che senza dubbio si era già sviluppata in qualche forma latente da ben più tempo. Per molti anni sono stato affascinato dal comunismo, il che sembra difficile da spiegare, data la mia provenienza: classe media bianca americana, padre cattolico, madre protestante. «Il comunismo è cattivo», mi dicevano. «I comunisti hanno perseguitato i cristiani».  Avevano buone ragioni per dirlo, poiché avevano visitato la Jugoslavia e la Romania durante la guerra fredda, negli anni ’60, e avevano inoltre aiutato molti profughi vietnamiti a sfuggire dalle grinfie del comunismo durante la guerra del Vietnam; ciononostante, non volevo credere loro. Collezionavo cimeli comunisti e leggevo il “Manifesto del Partito Comunista” (all’epoca, data la mia limitata conoscenza in campo economico, capivo poco più che se l’avessi letto direttamente in tedesco), ed in qualche modo sentivo che c’era un che di rivoluzionario. Leggevo tutto ciò che potevo su Lenin, e Castro ed avevo preso contatti anche in Russia, Polonia e Cuba per saperne di più. Poi ci fu un primo avvenimento; mi avvicinai al partito comunista USA. Leggevo i loro libri e giornali e sostenevo i loro proclami: «Basta razzismo! Pari diritti alle donne! Pari diritti ai lavoratori immigrati! Stop alle spese militari! Basta guerre! » (citato dal certificato di adesione al PC USA).   Sembrava tutto un po’ idealista ma non male, così mi iscrissi al partito ed ero fiero di affermare di essere un militante comunista al servizio della giustizia sociale e della pace nel mondo. Finalmente vedevo qualcosa di vero e tangibile per cui i comunisti lottavano;  e sapevo che era giusto.

Un secondo evento fu la ancor più stupefacente rivelazione che ebbi nel momento in cui realizzai che non avevo mai veramente capito fino in fondo cosa fosse il comunismo. Iniziò tutto quando una cara amica mi chiese perché io fossi un comunista. Sembrava una semplice domanda, a cui fornire la tipica risposta sulle intuizioni di Marx, il proletariato, le masse; ma più ci pensavo, meno ne sapevo, ed ogni mio argomento mi tornava indietro come un’eco. Infine diedi una scrollata alla mia cocciutaggine e le scrissi queste parole:

«Mi sbagliavo a proposito del comunismo. Fino a che mi sentivo un comunista, dovevo trovare qualcosa per difenderlo. Quando sei parte di qualcosa… ci sei dentro, ti inghiottisce, e non riesci a vederlo in prospettiva. Con tutti i miei ragionamenti sull’essere libero e progressista, non lo ero affatto. Non aprivo gli occhi e la mente alle idee degli altri: piuttosto, mi arrampicavo sugli specchi alla ricerca di vie d’uscita. Quando guardavo alle atrocità compiute nei paesi comunisti dovevo trovare il modo di spiegarle… erano degenerazioni del sistema. Facevo così, invece di guardare tutta la cosa ed accorgermi che c’era qualcosa di sbagliato.

  « Ovviamente non era l’intento del comunismo che accadessero quelle cose, ma sono accadute…. e proprio a causa del sistema. Forse il comunismo funzionerebbe se l’umanità fosse perfetta, ma non lo siamo.  La pianificazione dell’economia non permette l’interesse personale. Non c’era incentivo al lavoro perché gli individui non vedevano un risultato immediato a fronte della loro fatica. Non sentivano orgoglio per il proprio lavoro. E i governi, nel tentativo di risolvere l’inefficienza  delle masse, finirono per ripristinare terrore ed oppressione. Ecco dov’è che mi sbagliavo. Il problema veniva dal sistema, e sembra proprio che sia accaduto in quasi tutti i casi. Ho cominciato a vedere questo fatto come motivo valido per mettere in discussione il sistema. Partendo dal problema e allargando sempre di più la visuale al sistema nel suo insieme, saltò fuori che c’era un problema: la gente non vedeva riconosciuti i diritti umani ad un livello dignitoso… ovvio.

  «Analizzando allora tutta la cosa, ho trovato un caso in cui il socialismo ha lavorato perfettamente, producendo felicità e libertà  in modo efficace. L’esempio di cui parlo è la Comunità Huteriana, un gruppo religioso con cui la mia famiglia ha avuto contatti in passato. Gente che vive in comunità; mangiano, lavorano, vengono istruiti e pregano insieme; si adoperano per il bene comune. Credo che la stessa cosa possa essere detta per molti monasteri e conventi, sebbene il controllo, per certi versi totalitario, della Chiesa possa forse diminuire la Qualità di quelle situazioni.  Credo di aver capito una cosa ovvia. Queste persone stanno in quei gruppi perché lo vogliono, non perché qualcuno le obbliga a starci. Gli huteriani sono molto accorti nell’impedire che la loro comunità divenga un culto, incoraggiando i propri figli ad uscire nel mondo esterno ad interagire con altre persone in modo da assumere diverse prospettive. Così poi potranno scegliere se restare o no nella comunità da adulti. Se lo faranno, saranno membri positivi perché lo vorranno….»

  Una volta giunto a questa conclusione, ho cominciato a pensare perché mai fossi stato tanto affascinato da Lenin e Castro, se mi sento in così forte disaccordo con i loro sistemi economici. Pensavo alla rivoluzione americana. Per anni ci hanno insegnato che era una lotta giusta per la libertà e la democrazia, contro ogni sorta di regime. Ma queste rivoluzioni erano poi così diverse? Dopo aver conosciuto la Metafisica della Qualità di Robert Pirsig, sono arrivato alla conclusione che no, non lo erano. Lenin e Castro erano nel giusto e le rivoluzioni che comandavano erano giuste lotte nel nome degli ideali di libertà e giustizia.  Il PC USA è ora impegnato in una giusta fase di riorganizzazione della capacità di proporsi come riformatore sociale e questa rivoluzione che sostiene è giusta. Stiamo vivendo un’epoca dinamica, un caleidoscopio in cui continuamente mettiamo mano agli schemi della nostra esistenza. E’ un mondo vasto e splendido, fatto di possibilità infinite;  per i riformisti come per i rivoluzionari.

 

 

Lavori citati.

 

Anonymous: lawyer on Amtrak train en route from Rhode Island to Washington, D.C..

Downey, Matthew T., James R. Giese, and Fay D. Metcalf. United States History: In the Course of Human Events. New York: West Publishing Company, 1997.

Dudley, William L. [editor]. The American Revolution: Opposing Viewpoints. San Diego: Greenhaven Press, 1992.

Fuller, R. Buckminster. Critical Path. New York: St. Martin's Press, 1981.

Gent, George. "A Successful Pirsig Rethinks Life of Zen and Science." New York Times: May, 1974.

Gilson, Etienne and Thomas Langan Modern Philosophy. New York: Random House Publishing Company, 1965.

Harvey, Edmund H. [editor]. Our Glorious Century. Pleasantville, NY: Reader's Digest Association, 1995.

Jesseph, Douglas M. "Metaphysics." World Book Encyclopedia. Chicago: World Book, Inc., 1988.

Krieger, Larry S., Kenneth Neill, and Steven L. Jantzen. World History: Perspectives On the Past. Lexington, MA: D.C. Heath Publishing Company, 1994.

Lenin, V.I. Collected Works Vol. XXI, Book II. New York, 1932.

"Metaphysics." Microsoft Encarta Encyclopedia. Microsoft Corporation, 1999. CD-ROM.

Paxton, John. Companion to the French Revolution. New York: Facts on File Publications, 1988.

Pirsig, Robert M. Lila: An Inquiry Into Morals. New York: Bantam Books, 1991.

Pirsig, Robert M. Zen and the Art of Motorcycle Maintenance: An Inquiry Into Values. New York: William Morrow Publishing Company, 1999.

"Revolution." World Book Encyclopedia. Chicago: World Book, Inc., 1988.

Skutvik, Bodvar. Letter to the author. 2 May 2000.

Szulc, Tad. Fidel: A Critical Portrait. New York: William Morrow and Company, 1986.

 

Torna al forum

 

flguk.gif (965 byte)

English version